I due battesimi …

Omelia del 10 gennaio 2021 (Mc 1, 7-11)

I due battesimi …

Il vangelo oggi ci ha regalato solo quattro versetti, un frammento, dunque, eppure questi quattro versetti hanno, nell’economia del racconto che dispiega la rivelazione di Dio, il valore di un passaggio decisivo. 

Il motivo è presto detto: questi versetti hanno la funzione strategica di iniziare ad abbozzare una forma per ciò che fin qui è rimasto nel magma dell’indistinto. Penso ad esempio a Giovanni il Battista e Gesù: fin qui hanno viaggiato nella stessa direzione, in perfetta sincronia, in perfetta continuità di vita e di pensiero, quasi fossero l’uno il calco dell’altro. 

Questi versetti incominciano a farci capire che, per quanto ci possano essere dei tratti di convergenza tra di loro, i loro destini e le loro vite sono segnate da una profonda discontinuità. 

basta metterli l’uno accanto all’altro per rendersene conto: l’uno vive nella solitudine del deserto, l’altro nella ressa della città; l’uno conduce una vita statica, l’altro è itinerante; l’uno è schivo e scostante, l’altro ama la convivialità e non disdegna le feste.

Persino il loro modo di pensare è differente: l’uno parla di giudizio, incoraggiando una fede fatta di timore e deferenza; l’altro parla di misericordia, aprendo ad una prossimità con il sacro che è, sopra ogni altra cosa, esperienza di consolazione e di benedizione.

La discontinuità non potrebbe essere più marcata. 

Ebbene questa discontinuità inizia a prendere corpo proprio in questi versetti e l’elemento che, più di ogni altro, ce lo racconta è il modo diverso con cui essi vivono e interpretano l’esperienza del battesimo: l’uno battezza con acqua, l’altro in Spirito e verità.

Che cosa vuol dire che Giovanni battezza con acqua e che Gesù invece battezza nello Spirito Santo?

Solitamente la distinzione la si intende così: il battesimo di Giovanni è un battesimo di penitenza, ovvero di un rito di purificazione da collocarsi sullo stesso piano delle abluzioni e dei tanti riti di decontaminazione che già erano previsti nella religiosità di Israele; quello di Gesù è invece un battesimo di rinascita e di iniziazione ad una nuova vita. Nel battesimo di Giovanni l’acqua è ciò che pulisce, che lava, che purifica; e immergersi nell’acqua l’atto attraverso cui, acquisita consapevolezza del proprio peccato, ci si sottopone ad un processo di decontaminazione che non riguarda naturalmente solo le mani, i piedi, il viso, il corpo esteriore, ma riguarda soprattutto il cuore. Nel battesimo di Gesù è invece ciò che fa vivere, ciò che fa nascere, il grembo di una vita feconda e rigogliosa di frutti. 

In realtà se la guardiamo da vicino questa distinzione ha di che apparirci un pò sommaria: La penitenza, infatti, non è esclusiva di Giovanni così come la dimensione della rinascita non è esclusiva di Gesù. In entrambi i battesimi c’è una componente di conversione e di iniziazione e non potrebbe essere altrimenti: rinascere è sempre in qualche modo morire a ciò che si era prima, e convertirsi è sempre inevitabilmente dar vita a qualcosa di nuovo.

Questo vuol dire che se c’è una differenza tra Gesù e Giovanni la differenza va cercata altrove e precisamente nel modo in cui il loro battesimo implica o meno un riferimento a Dio. 

Pensateci bene: Il battesimo di Giovanni manca di teofania: penitenza e rinascita si consumano in uno spazio occupato interamente dall’uomo. 

È l’uomo a rendersi conto del suo peccato, è lui a chiedere perdono, è lui a decidere di voler cambiare la propria vita, di voler arginare il proprio peccato e farsi obbediente alla volontà di Dio. Tutto si realizza nel segno della libertà e della volontà dell’uomo. Non così in Gesù: per lui la rinascita deve avvenire nel segno della grazia! 

Anche per Gesù il battesimo è legato all’esperienza che gli uomini fanno della propria inadeguatezza e al desiderio di una rinascita che sia rinnovamento del cuore e della vita, ma, diversamente da quanto accade in Giovanni, a spingerli è la potenza di vita e di rinnovamento che scaturisce dall’esperienza del sentirsi amati da un Dio il cui volto è quello di un Padre misericordioso e fedele. 

I cieli aperti, la voce di Dio, la manifestazione dello Spirito sono il segno di una rivelazione che attraverso Gesù deve arrivare ad ogni uomo e donna della terra: Dio è Padre e il suo amore è fedele e indistruttibile.    

Solo facendo questa esperienza si può rinascere a vita nuova, solo facendo quest’esperienza si può accedere alla pienezza della vita e deporre l’uomo vecchio, facendo della propria vita una risposta d’amore all’amore di Dio.

Vivere l’esperienza del battesimo vuol dire questo e nient’altro che questo: fare, come Gesù, esperienza dell’amore che rende figli, poter vivere, come Gesù, interamente, dell’amore di Dio, e diventare, come Gesù, a propria volta, fermento di resurrezione per tutti gli uomini della terra.

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