
Ogni volta che arriva la fine di un anno e l’inizio di uno anno nuovo mi viene in mente che l’immagine più efficace per descriverci è quella di un libro e ogni avvicendamento di anni altro non è che il “voltar pagina” che dà inizio ad un nuovo capitolo del racconto.
Ora, chi ha un po’ di dimestichezza con la lettura sa bene che il “voltar pagina” non è soltanto un gesto funzionale, un automatismo senza valore. Il voltar pagina ha una sua mistica e una sua ritualità.
E dietro questa mistica e questa ritualità c’è, da una parte, l’eccitazione e la trepidazione per qualcosa che deve ancora accadere, per una storia che annoda intorno a sé ancora molti misteri da svelare, dall’altra la consapevolezza che ciò che deve accadere non potrà prescindere in alcun modo dalla traccia lasciata dalle pagine lette fino a quel momento.
Ogni “voltar pagina” è insieme l’aprirsi con fiducia alla possibilità di qualcosa di nuovo e il tenere il filo di una storia che ci precede.
Anche per noi “voltare pagina” quest’anno è insieme discontinuità e continuità: la speranza ci porta a desiderare che inizi qualcosa di nuovo, che la storia prenda una piega diversa e sorprendente, che ciò che inizia sia meglio di ciò che finisce, e tuttavia non possiamo prescindere dalla narrazione che ci ha portati fin qui. Non possiamo prescindere dalle pagine che quest’anno hanno raccontato la nostra storia, personale e collettiva, la storia del nostro paese e della nostra comunità.
Queste pagine hanno dato forma alla nostra vita, ci hanno plasmato, hanno dato una consistenza alle nostre esperienze. Che lo vogliamo o no, che ci piaccia o no, noi siamo scritti da tutto quello che ci è accaduto ed è accade attorno a noi.
Certo le pagine che quest’anno hanno scritto la nostra vita non sono tutte uguali: ci sono pagine resistenti e tenaci che non si lasciano dimenticare e ci sono pagine, invece, scarne e sbiadite che svaniscono nella nebbia del tempo. Ci sono pagine memorabili che rimangono vive nonostante il tempo che passa e pagine insignificanti che sembrano non lasciare alcuna traccia.
Ora proprio tra queste pagine che nessuno ricorda e le altre pagine che invece rimangono indelebili nella memoria prende forma una prima tentazione contro la quale vorrei mettervi in guardia: è la tentazione di chi pensa di poter ridurre la trama complessa della propria storia nello spazio di alcuni eventi soltanto, per quanto, s’intende, importanti e decisivi. È la tentazione che ci porta a pensare che il racconto della nostra vita possa essere racchiuso nello spazio di sole poche pagine, tralasciando tutte le altre, semplicemente perché insignificanti o prive di clamore.
È vero che nel libro della nostra vita ci sono pagine più significative di altre ed è vero che queste pagine hanno la capacità di capitalizzare per intero le nostre energie mentali e affettive: penso all’evento felice della nascita di un bambino, all’esordio pieno di trepidazione e carico di promesse di un impegno lavorativo che incomincia, alla decisione coraggiosa di un ragazzo e una ragazza che decidono di sigillare il loro amore attraverso il matrimonio o alla circostanza triste di una morte che lascia dietro di sé un vuoto profondo.
Ma anche le altre sono importanti. E vero, sono pagine nascoste, ordinarie, dove non succede niente di nuovo, eppure anche attraverso di esse, soprattutto attraverso di esse, la benedizione di Dio giunge a noi con tutta la sua portata di fecondità e di grazia. È in queste pagine che tessono la trama nascosta del racconto della nostra vita che Dio ci rivela il suo volto paterno e con sapienza mirabile conduce i nostri passi verso la pienezza della vita.
All’inizio di quest’anno dobbiamo implorare anzitutto la grazia, e la pazienza, di uno sguardo che sia capace di custodire ogni situazione, ogni evento, ogni singolo frammento di vita per riconoscervi il dono di Dio, allo stesso modo di Maria che il vangelo ci dice “custodiva ogni cosa nel suo cuore”.
Quello di voler rimanere su alcune pagine importanti soltanto, però, non è l’unica tentazione che ci prende alla fine di quest’anno. Ce n’è un’altra altrettanto insidiosa e ingannevole. È la tentazione che ci spinge a voler cancellare le pagine che hanno scritto momenti drammatici e bui della nostra vita.
Chi di noi non vorrebbe buttar via la pagina tormentata e angosciante di questa pandemia che quest’anno ha segnato in modo così drammatico le nostre vite? Chi di noi non vorrebbe cancellare le immagini di morte che si sono fissate indelebili nella nostra mente come la sequenza di un film dell’orrore? Chi non vorrebbe strappar via l’intero capitolo di questa nostra quotidiana lotta col virus, facendo finta che non sia mai esistita?
Se così facessimo, però, rischieremmo di non renderci che anche queste pagine, anche queste pagine drammatiche, possono essere un dono e una benedizione.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire che anche il dramma di questa pandemia potrebbe essere a suo modo una benedizione?
Sì, se ci avesse indotto a gettare la maschera di onnipotenza che ci siamo messi addosso; sì se ci avesse fatto capire che le nostre azioni producono effetti che ricadono ineluttabilmente sugli altri; sì se ci avesse insegnato che ciò che ci umanizza, ciò che ci rende davvero uomini, non è la conquista di un sapere o potere assoluti, ma la cura che sappiamo prometterci l’un l’altro nel momento della difficoltà perché dal dramma si possa uscire e uscire insieme.
È questo, Signore, lo stile che abbiamo appreso contemplando il mistero della tua incarnazione …
Ti chiediamo: aiutaci a non chiudere i nostri occhi davanti alle pagine drammatiche che raccontano il dolore e la tristezza nostra e dei nostri amici. Aiutaci a capire che anche in queste pagine c’è una lezione da imparare, un invito da raccogliere, una vita da gustare, una benedizione da conservare.
Anche nel racconto della tua vita, Signore, ci sono molte pagine buie e dolorose, pagine che dicono sofferenza, incomprensione, violenza, abbandono. Ma sono queste pagine a darci la misura della tua umanità e della tua divinità e contemplandole noi contempliamo il mistero della nostra salvezza.
Che anche a noi sia dato di poter contemplare in queste pagine oscure del racconto della nostra vita la misura della nostra umanità e di quella “divinità” che dobbiamo giorno dopo giorno guadagnare scrivendo nelle pagine che ancora sono da scrivere il nostro contributo di amore, di fraternità, di responsabilità perché la benedizione di Dio, anche in questi tempi difficili, raggiunga tutti, facendosi portatrice di pace e di speranza.