
Tutte le mattine, lì …, seduto ad un angolo di strada, con la mano tesa a rubare un gesto segreto di generosità tra il fastidio e il disprezzo dei passanti. I mendicanti a lungo andare diventano parte del paesaggio, come i muri, le strade, gli alberi. E l’occhio si abitua alla loro presenza a tal punto che quando non ci sono si ha immediatamente la sensazione che manchi qualcosa …
Anche quella mattina accadde lo stesso. La gente andava per strada e si domandava con curiosità: dov’è il povero cieco? Quello che stava seduto lì all’angolo? Qualcuno giurava di averlo visto altrove, qualcun altro ipotizzava che avesse fatto una brutta fine, qualcun’altro ancora, scivolando in una dubbia retorica buonista, non mancava di far notare con disappunto che si sarebbe potuto fare di più per aiutarlo…
In realtà, il cieco era lì davanti a loro, solo che adesso ci vedeva e non mendicava più ai crocicchi delle strade e questo era sufficiente perché non lo riconoscessero.
Come è possibile, vi chiederete? È possibile perché malgrado lo si incontrasse tutti giorni, malgrado gli si sbattesse contro per forza di cose, nessuno il cieco lo aveva mai guardato se non distrattamente. Come è vero che i nostri occhi a volte, seppure aperti, non vedono!
Il cieco è lì di fronte a loro, ma non riescono a riconoscerlo …
Per superficialità, per distrazione, o forse perché è difficile accettare che una persona cambi, che uno possa diventare un altro. E quando lo si accetti, è difficile riconoscerne i cambiamenti.
I nostri occhi lo vedono così, lo hanno sempre visto così e continueranno a vederlo così. Un mendicante. Un cieco. A costo di negare l’evidenza… Il cieco nato ha ormai acquistato la vista, ma continua ad essere cieco per coloro che presumono di vedere.
Diverso è lo sguardo di Gesù! Chiedetelo al cieco, ve lo potrà confermare. Di persone ne ha incrociate parecchie in anni di fermo sul ciglio della strada, passanti occasionali, pellegrini, commercianti, avventurieri, gente del luogo, Gesù è l’unico da cui si sia sentito veramente guardato …
E questo perché lo sguardo di Gesù non è uno sguardo distratto, non è uno sguardo che s’accontenta dell’apparenza, non è uno sguardo che incolla etichette, nemmeno per concedere qualcosa ad una sterile compassione…
Lo sguardo di Gesù penetra in profondità, ti fa sentire unico, ti riscatta dalla condizione insopportabile dell’anonimato – il non essere nessuno, il non essere nessuno per nessuno – e, così facendo, ti trasforma nel “tu” di una relazione personale, ti fa diventare interlocutore di un dialogo d’amore.
Ed è per questo sguardo, intriso di amore, che Il cieco incomincia a vedere …
Lo sguardo di Gesù, il suo vedere che dice interesse appassionato, il suo guardare pieno di amore, che sa scrutare le profondità del cuore, oltre l’apparenza, attiva nel cieco una nuova capacità di vedere, e una nuova capacità di amare. È, infatti, quando ci si sente amati che si diventa realmente capaci di amare!
Quando ci si sente guardati con gli occhi innamorati di Gesù è allora che si diventa capaci di guardare cose e persone con occhi nuovi ben oltre la superficie opaca di una realtà talvolta noiosa e ripetitiva. Il vero miracolo compiuto da Gesù, quel giorno, a Gerusalemme, credetemi, non è il dono della vista. Sarebbe poco.
A che serve, infatti, avere occhi se non si è in grado di vedere, se non si è in grado di accorgersi di chi sta intorno o di gustare la bellezza delle cose? A che serve la vista se non riusciamo a vedere altro se non brutture, meschinità e miseria, intorno a noi e dentro di noi? A che serve avere occhi per vedere se il pregiudizio deforma la nostra capacità di valutare situazioni e persone?
Il vero miracolo che quel giorno Gesù opera a Gerusalemme è il dono dell’amore, è il dono di una nuova capacità di vedere che non viene dagli occhi, ma dal cuore, e nasce spontaneamente dall’essere stati guardati, prima di tutto guardati, in maniera inedita e sorprendente. Ciechi o vedenti, non fa più differenza …
Dopo aver incontrato Gesù a fare la differenza non sono più gli occhi, ma il cuore!