La maledizione della legge …

Omelia del 12 marzo (Gv 8, 31-59)

La maledizione della legge …

Il nostro rapporto con la legge, dobbiamo riconoscerlo, non è sempre idilliaco.  La ragione sta nel fatto che ci hanno abituato a pensare che la legge in qualche modo ci limiti, soffochi la nostra libertà, mortifichi le nostre aspirazioni. 

Va detto però che nessuno di noi, per quanto forte il sospetto sia che nutriamo nei confronti della legge, s’azzarderebbe mai a dire che essa è una maledizione.

E questo perché in fondo la legge ci serve, non ne possiamo fare a meno: senza di essa saremmo smarriti, ci mancherebbero i criteri per decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, i principi necessari per vivere un’esperienza di vita comune.

Ora se noi, che siamo figli della modernità, uomini e donne che da sempre perseguono l’ideale dell’indipendenza e dell’emancipazione, non potremmo mai dire che la legge è una maledizione, figuratevi se questa cosa la potrebbero dire i figli e le figlie di Israele per i quali la legge non è affatto un male necessario, ma il dono di Dio.

Per loro la legge è il dono di Dio per eccellenza: è ciò da cui traspare inequivocabile la sua volontà di bene, è ciò che dà forma all’esperienza dell’alleanza e ciò che dà forma alla vita di chi vi aderisce. 

Se, dunque è un azzardo, per noi, parlare della legge in termini di maledizione lo è a maggior ragione per gli uomini e le donne di Israele.

Come può essere maledizione ciò che è segno di benedizione? 

Se maledizione è allontanamento da Dio e esclusione dal cono di luce della sua benedizione come potrà la legge essere maledizione visto che è proprio attraverso di essa che Dio detta le condizioni per vivere nell’alleanza con lui?

Eppure, Paolo, che è senza alcun dubbio un figlio di Israele, nella sua lettera afferma proprio questo: che la legge è maledizione, una maledizione dalla quale dobbiamo essere riscattati e liberati.

Ora la domanda è: in che senso la legge e maledizione? Che cosa rende la legge una maledizione? Quando la legge è maledizione?

Quando uccide la libertà, dice Gesù, ovvero, quando ci rende impossibile l’assolvere il compito che noi tutti abbiamo di realizzare il desiderio che ci abita attraverso il discernimento quotidiano di ciò che è bene e ciò che è giusto. 

Sono tre i modi con cui la legge inibisce e mortifica la nostra libertà.

Anzitutto mortifica la nostra libertà alimentando in noi la presunzione di essere giusti e di essere nel giusto semplicemente perché osservanti di regole e custodi di una tradizione. 

Come se la fedeltà alla giustizia fosse qualcosa che si eredita dal passato e non qualcosa che si costruisce nel futuro, come se il destino di ciascuno fosse segnato dall’eredità che riceve e dal continuo e ossequioso rispetto di ciò che è già dato e non dalle scelte che si compiono quotidianamente, guardando avanti nel proprio futuro. 

Se siete figli di Abramo, dice Gesù, fate le opere di Abramo…

Non nascondetevi dietro l’ombra del passato, chiedetevi, piuttosto, che cosa avrebbe fatto Abramo se fosse stato qui in questo momento? 

Secondo: la legge uccide la libertà perché appiattisce, perché mortifica le differenze, perché uniforma tutti e tutti rende uguali: “noi siamo figli di Abramo, dicono compiaciuti e fieri i giudei: siamo tutti figli e tutti figgi della stessa tradizione. Siamo tutti uguali.

Non così la libertà! 

La libertà è fedeltà di ciascuno al proprio desiderio, alla propria vocazione, al proprio destino: dunque, la libertà è esperienza dell’unicità e della singolarità. Dove la legge rende uguali la libertà dà forma al differente; laddove la legge appiattisce, abrogando le differenze, la libertà è invenzione di sfumature e di molteplicità. 

Arriviamo al terzo punto: la legge uccide la libertà perché àncora la fedeltà a ciò che è buono e giusto alla materialità di una prescrizione e all’applicazione delle regole.

Il discrimine qui è l’idea che sia della legge: più e più volte nei Vangeli, Gesù ribadisce che la legge non è un codice di prescrizioni, ma luogo di una continua e costante interrogazione sulla volontà di Dio: volontà di Dio che non è data una volta per sempre, ma chiede di essere di continuo verificata, assunta, declinata nel presente della vita. 

La fedeltà alla bontà e alla giustizia che compito di ogni libertà non è cosa che si possa ottenere attraverso la semplice osservanza delle norme, ma cosa che deve maturare nell’ascolto costante della volontà di Dio.

La legge rimanda alle prescrizioni, la libertà rimanda alla verità. 

Così e solamente così, mettendosi in ascolto della volontà di Dio, mettendosi cioè in ascolto della verità, si diventa realmente liberi. 

Solo diventando discepoli si è riscattati per sempre dalla maledizione della legge.

Sarete miei discepoli, conoscerete la verità, dice Gesù, e la verità vi farà liberi.

Gesù ha vissuto così: facendo dell’ascolto costante di Dio e dell’obbedienza alla sua volontà il senso della propria vita. per questo può dire di essere libero e per questo è in grado di liberare anche noi, riscattandoci una volta per tutti dalla maledizione della legge.

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