Sia fatta la tua volontà…

Omelia dell'11 settembre (Mt 21, 28-32)

Sia fatta la tua volontà…

Quando recitiamo la preghiera del Padre nostro tra le cose che chiediamo a Dio c’è anche questa: sia fatta la tua volontà. È una formula semplice, che abbiamo recitato molte volte e che forse l’abitudine ha forse reso scontata, ma che nasconde dentro di essa una grande sapienza umana e teologica. 

Per apprezzarla vi propongo un esercizio: provate ad immaginare a come sarebbe stata questa domanda se la sua formulazione fosse dipesa da noi e non da Gesù.

Probabilmente avrebbe avuto un soggetto preciso e ben identificabile che nella formulazione di Gesù manca. 

Fosse dipeso da noi probabilmente ci sarebbe stato un riferimento più esplicito al “noi” a sottolineare il nostro ruolo di protagonismo nella storia della salvezza.

E probabilmente ci sarebbe stato anche un richiamo più marcato al “fare” perché per noi che siamo pragmatici e concreti, la realizzazione di qualcosa passa sempre attraverso il fare, attraverso il realizzare delle opere, attraverso un impegno concreto e produttivo. Certo qualcuno potrebbe obiettare che anche nella formula lasciataci da Gesù c’è un riferimento al fare, ma è solo perché la traduzione italiana è imprecisa. Nel testo greco si usa il verbo “ghennao” che non vuol dire fare, ma accadere.

Per Gesù, infatti, la volontà di Dio non è una cosa da fare, ma un evento che deve accadere. E si capisce perché nella formulazione di Gesù non ci sia un soggetto preciso: perché un evento non è mai riconducibile all’azione di un soggetto unico e ben identificabile, un evento è sempre la risultante dell’azione invisibile di molti soggetti che concorrono rimanendo nell’ombra. 

E non necessariamente questi soggetti cooperano a partire da un progetto comune e condiviso: spesso gli eventi sono l’intersezione di soggettività che danno forma a qualcosa che eccede di gran lunga le loro aspettative e la cui regia trascende ampiamente le loro intenzionalità. 

Tutto questo Gesù lo esprime attraverso l’uso del verbo passivo che di regola nel linguaggio biblico ha la funzione di sottolineare la soggettività di Dio: una soggettività che non è sempre identificabile e che qualche volta si nasconde dietro la soggettività di altre persone, ma che è tuttavia reale ed efficace. 

È di Dio la regia che sta dietro la realizzazione della sua volontà: questo vuole dirci Gesù. È Dio il soggetto, invisibile e concreto al tempo stesso, dell’azione in forza della quale la sua volontà si compie e diventa evento di salvezza, lui non noi…

Questo vuole dirci Gesù.

E pertanto quando, recitando il Padre nostro, diciamo “sia fatto la tua volontà” non preghiamo Dio perché ci aiuti a fare la sua volontà, preghiera che per altro nel nostro linguaggio devozionale ha spesso un’accezione morale: “il Signore ci aiuti a fare la sua volontà così che possiamo essere giusti davanti a lui e guadagnarci il paradiso”.

Quando, recitando il Padre nostro, diciamo “sia fatto la tua volontà” noi preghiamo Dio perché sia Lui a compiere la sua volontà, perché sia lui a dare corpo e verità ad una volontà, la sua, che noi non possiamo né comprendere, né afferrare perché troppo più grande di noi. Signore la tua volontà è troppo grande per noi, è presunzione pensare di poterla comprendere e pianificare nei nostri umani progetti, per questo ti chiediamo: realizzala tu, portala tu a compimento così che anche noi si possa sperimentare il bene che essa dischiude.

L’aver capito questo, però, fa nascere una domanda importante alla quale non possiamo non rispondere.

Il fatto che sia Dio il soggetto dell’azione nella quale si compie la sua volontà vuol dire che noi non abbiamo nessun ruolo all’interno della storia della salvezza?

Il fatto che sia di Dio la regia che presiede gli eventi della salvezza vuol dire che non c’è più spazio per la soggettività umana? Che il “fare” nel quale ci dibattiamo con impegno e generosità nella nostra vita quotidiana per testimoniare la nostra fede è del tutto inutile?

Certamente no!

La formulazione che Gesù ha voluto dare alla sua preghiera non dice affatto che il nostro contributo è inutile, o che non c’è spazio per la nostra responsabilità, dice semplicemente che noi non siamo il soggetto, il soggetto è Dio; dice l’evento della volontà di Dio non può ridursi al nostro “fare” delle cose.  

Al contrario, noi abbiamo un ruolo importante da giocare nella misura in cui offriamo noi stessi come strumenti che Dio, che è e rimane l’unico soggetto della storia della salvezza, possa utilizzare per compiere la sua volontà.   

Per noi fare la volontà di Dio significa questo: prestare con totale remissione e incondizionata obbedienza il nostro corpo, le nostre mani, le nostre parole, la nostra intelligenza, i nostri affetti a Dio perché egli possa dispiegare la sua volontà di salvezza nella storia.

Ma che cosa vuol dire questo concretamente? Abbiamo già detto che non è anzitutto una questione di “cose da fare”, ma piuttosto una questione di “modi di essere”, e, dunque come dobbiamo essere perché accada sempre di nuovo l’evento della volontà di Dio?

È qui che entra in gioco il bellissimo canto della vigna che oggi abbiamo sentito proclamare. in questo piccolo, ma intenso poema, infatti, il profeta Isaia ci parla dell’amore tenero e appassionato che Dio nutre per la sua vigna che è Israele, ci parla della premura, della sollecitudine, della cura paziente e affettuosa che egli riserva al popolo dell’alleanza e ci dice che questo è ciò che Dio vuole. Questa è la volontà di Dio: che gli uomini sperimentino la benedizione del suo amore e della sua tenerezza. Cos’altro può fare dunque un uomo che vuole diventare strumento attraverso cui Dio realizzi la sua volontà se non essere riverbero di questo amore e di questa tenerezza?

Compiere la volontà di Dio per noi significa assimilare, nei contenuti e nei modi, la passione incondizionata che Dio nutre per l’umanità imparando a declinarla, queste le parole di Isaia, nei valori della giustizia e della rettitudine. 

E così ogni la nostra preghiera Signore sia fatta la tua volontà assume una nuova forse inedita sfumatura. 

Aiutaci Signore, ad essere uomini che amano la vita e che promuovono la pace, aiutaci ad essere difendere la giustizia e a proteggere chi è nel bisogno. 

Fa’ crescere in noi passione per questa nostra umanità: solo così la tua volontà sarà compiuta, come in cielo così in terra…

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