
Non esistono domeniche ordinarie…
«Non esistono domeniche “ordinarie”, scrive il sacerdote e scrittore don Alessandro Pronzato e neppure giorni feriali “ordinari”, […] il tempo non è mai “ordinario”, perché è sempre insolito e inaudito il dono della Parola che si fa Pane sulla nostra mensa per riscattare l’esistenza dalla banalità dell’“ordinario” e farci celebrare la liturgia della meraviglia» (Pane per la Domenica. Commento ai Vangeli. Ciclo B, 1984).
Effettivamente, nel Rito ambrosiano, una volta celebrata la festa del Battesimo del Signore, non prende avvio il «tempo ordinario», ma inizia il cosiddetto «tempo dopo l‘Epifania», le cui letture sono raccolte nel primo libro del Lezionario, completamente incentrato sul mistero dell‘incarnazione di Cristo. È dunque un tempo tutt’altro che «ordinario», perché se, da un lato, vi riecheggiano ancora alcune note delle solennità natalizie, dall’altro vi si contemplano i grandi segni di grazia compiuti dal Figlio di Dio incarnato per rivelare la signoria provvidente del Padre misericordioso.
L‘ordinamento delle letture festive del tempo dopo l‘Epifania, strutturato in modo differente nei tre cicli annuali, prende le mosse dalla seconda domenica, che, in tutti e tre gli anni, medita il segno compiuto da Cristo durante le nozze di Cana (Gv 2,1-11), inizio di tutti i suoi segni di rivelazione. Seguono, nelle domeniche successive, il racconto della moltiplicazione dei pani, quello della tempesta sedata e altri che attestano come Gesù eserciti la sua signoria attraverso la guarigione delle malattie e la liberazione dal male.
Frutto dell’esperienza del Natale che celebra la memoria dell’incarnazione del Figlio di Dio è per il credente la possibilità di rivivere, nella fede, i segni di tale signoria anche nella propria contemporaneità, attraverso i segni eucaristici della parola accolta e del pane condiviso. Monotematiche, benché dotate di tre cicli di letture, sono anche le due domeniche conclusive di questo tempo, le quali devono essere sempre celebrate, a meno che coincidano con la festa della santa famiglia di Nazareth. Del resto, è molto significativo che, immediatamente prima d’intraprendere l‘itinerario di conversione nel tempo quaresimale, i fedeli preghino con particolare intensità il Dio misericordioso (penultima domenica, detta «della divina clemenza»), invocando la remissione dei propri peccati (ultima domenica, detta «perdono»).