«Se avete un cuore puro sarete in grado di vedere sempre quel legame meraviglioso tra il Pane di Vita e il corpo spezzato di Cristo nei poveri»
Santa Teresa di Calcutta
Fate questo in memoria di me
Quando Gesù ha celebrato la sua ultima cena insieme agli apostoli, ha lasciato ad essi il compito di fare lo stesso, nel suo nome, per tutte le generazioni successive: “fate questo in memoria di me”. Da quel momento in poi quel “prendete e mangiate”, e quel “prendete e bevete” è divenuto un invito perenne che non solo interpella il cuore dei credenti, ma anche funge da verifica della qualità della loro fede. È l’invito ad accogliere il Signore Gesù nella propria vita, l’invito a riconoscere in lui un vero nutrimento di salvezza, l’invito a lasciarsi trasformare dalla sua presenza diventando uomini nuovi ed entrando, attraverso di lui, nell’intimità di Dio.
Un’esperienza da condividere
L’Eucarestia rinsalda la Chiesa, la rende Corpo, mistero di comunione e di amore, presenza luminosa del Risorto. E la presenta al mondo come segno di speranza soprattutto per chi vive nella sofferenza e nella necessità, per chi vive nella prova quotidiana della malattia e del dolore e che spesso vive tutto questo in un forzato isolamento, impossibilitato ad una comunione tangibile con il resto della comunità cristiana. L’Eucarestia, se vissuta con autenticità, plasma in chi la vive e la celebra un atteggiamento di amore che non può non esprimersi anche nell’accoglienza, nella solidarietà e nella comunione soprattutto con i più deboli e con i più poveri. C’è una testimonianza di carità che dalla celebrazione eucaristica chiede di potersi estendere diventando sollecitudine concreta verso i lontani, gli assenti, i malati, coloro che sono nella difficoltà o nel bisogno.
Costruttori di comunità
Il ministro dell’eucarestia è così colui che mette in risalto l’intimo legame che esiste tra liturgia, l’Eucaristia in particolare, e l’esperienza della carità vissuta. Ma ha anche il compito di contribuire all’unificazione della comunità intorno a Cristo, favorendo la comunione di tutti i fedeli, anche coloro che sono gravemente impossibilitati, intorno all’unico Corpo di Cristo. Nell’antichità loro compito era portare il “fermentum”, una piccola parte del pane consacrato dal papa nella sua Messa, alle varie chiese di Roma, quale segno di comunione tra il vescovo di Roma e i presbiteri che celebravano i santi misteri nelle chiese succursali. Oggi, loro compito è quello di “costituire” la comunità come assemblea di coloro che si nutrono di Cristo.