
Seguiamo il cammino di Cristo
Liturgia della domenica delle Palme
che conduce a salvezza.
Egli morì per noi lasciandoci un esempio…
Verso la Pasqua…
Il tempo liturgico della Quaresima ha come obiettivo proprio quello di accompagnare i fedeli alla celebrazione delle feste pasquali. Per questo motivo il programma che delinea lo potremmo definire in questi termini: camminare con Cristo verso la croce per risorgere con lui a vita nuova. Nella tradizione della Chiesa ambrosiana questo camminare con Cristo verso la croce assume diverse connotazioni, tutte egualmente importanti, il cui l’intreccio è ciò che delinea il lavoro spirituale dei credenti e delle comunità cristiane in questo tempo di grazia.
Meditare il dramma della croce…
La prima di queste connotazioni è cristologica e spirituale insieme: siamo invitati meditare in maniera sempre più intensa e profonda sul mistero della passione e morte di Gesù. Il pensiero va inevitabilmente alla celebrazione della Via Crucis che anima i venerdì di Quaresima e scandisce il ritmo settimanale del cammino. Ma non solo: anche la scelta tipicamente ambrosiana di non celebrare l’Eucarestia di venerdì è un richiamo al mistero della morte di Cristo in croce. Il credente è chiamato a fare esperienza dell’assenza di Gesù, a vivere il dramma della Chiesa-Sposa che si ritrova desolatamente privata del suo sposo e Signore. Il vuoto che l’assenza dell’Eucarestia genera è il vuoto, incolmabile, che i discepoli sperimentano quando si rendono conto che il loro amico e Maestro non è più con loro.
Ora la domanda è: perché rievocare e rivivere un’esperienza così drammatica? Perché quest’esperienza, per quanto dolorosa e angosciante, ha per i discepoli una funzione pedagogica fondamentale: li aiuta a riflettere, li invita ad attivare un punto di vista diverso con cui interpretare la realtà, permette loro di focalizzare ciò che è veramente essenziale e, soprattutto, apre i loro occhi perché possano comprendere che c’è una presenza anche nell’assenza, così come c’è una vita che scaturisce dalla morte.
Un cammino di conversione…
La seconda connotazione è penitenziale e trova riscontro nel clima di austerità e severità che la tradizione da sempre associa al tempo quaresimale. Nel canto dopo al vangelo della III domenica leggiamo: “Vedi, Signore, com’è fragile l’uomo! Tanta indulgenza hai avuto su con noi, ma ancora troverai da perdonare. Stendi le tue mani che guariscono, risana le membra malate, rinfranca ogni nostra debolezza …”.
Il tempo quaresimale è un tempo nel quale siamo chiamati a riconoscere la nostra miseria, a provare contrizione per le colpe che abbiamo commesso, ad affermare senza presunzione il nostro bisogno di essere salvati. Guai, però, a ridurre la dimensione penitenziale ad una sorta di mortificazione volontaria nella quale attuare il riconoscimento e l’espiazione delle proprie colpe: mancheremmo di cogliere tutte le potenzialità insite nel richiamo penitenziale che la Quaresima custodisce dentro di sé. La Quaresima è sì esercizio di contrizione per le proprie colpe, ma è anche invito alla “conversione” e convertirsi non è solo confessare umilmente la propria inadeguatezza, ma adoperarsi per cambiare la propria vita e per conformare il proprio modo di pensare e di agire a Cristo, l’uomo nuovo, morendo insieme con lui del nostro uomo vecchio e risorgendo con lui alla gloria di Dio.
Alla riscoperta del battesimo…
La quaresima ambrosiana, in continuità con la tradizione antica, ha, infine, un’evidente connotazione battesimale. Nell’antichità cristiana, infatti, il tempo quaresimale era il tempo in cui i catecumeni (cioè quei pagani adulti che si convertivano alla religione cristiana e che chiedevano di entrare nella Chiesa) si preparavano a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, confermazione e prima eucaristia) che sarebbero stati loro amministrati proprio al termine del cammino quaresimale nella veglia di Pasqua. Di questa dimensione battesimale la Quaresima ambrosiana ha sempre conservato tracce eloquenti, ancor oggi feconde di frutti spirituali sia per chi è già cristiano (e può quindi compiere un di riscoperta del proprio battesimo), sia per chi provenendo da altre religioni o culture, o non avendo da bambino ricevuto il battesimo chiede di aderire liberamente e responsabilmente alla fede cristiana.
Il richiamo battesimale prende forma, anzitutto, attraverso le liturgie domenicali (II-VI domenica) che, appoggiandosi ad alcuni testi, particolarmente evocativi, tratti dal vangelo di Giovanni, sviluppano una raffinata catechesi battesimale orientata alla scoperta della fede.
Nella II domenica, detta comunemente “della Samaritana” troviamo il tema dell’acqua viva e della rinascita interiore; nella domenica di Abramo (III) il tema che emerge è quello della nuova identità del cristiano che si riscopre vero figlio di Abramo e vero figlio di Dio; nella IV domenica, detta del cieco nato, ritroviamo il tema della luce che apre ad una visione del mondo ispirata dalla fede e nella domenica V (domenica di Lazzaro) il tema della vittoria sulla morte e del battesimo come inizio della vita eterna.
Analogamente a quanto avviene nelle liturgie domenicali, troviamo un forte richiamo al battesimo anche nelle liturgie dei sabati. Gli storici dicono che fin dall’epoca di S. Ambrogio (e con ogni probabilità anche prima), nella Milano cristiana, il sabato veniva considerato alla stregua di un “giorno festivo”, più vicino alla domenica che non agli altri giorni feriali, tant’è che, a differenza di quanto avveniva a Roma e nel resto delle Chiese occidentali, nella Chiesa milanese di sabato era proibito digiunare, persino in Quaresima. A caratterizzare i sabati erano i cosiddetti “scrutinii”, particolari celebrazioni nelle quali i catecumeni si sottoponevano a puntuali verifiche nel loro cammino di preparazione al battesimo. Oggi questi scrutini non esistono più ma rimane traccia della loro funzione battesimale nelle letture che vengono proclamate e che vanno a completare la catechesi battesimale che già le letture domenicali vanno delineando. Da ricordare, infine, l’ultimo sabato di Quaresima che ha conservato fino ad oggi l’antico titolo di sabato “in traditione symboli”, perché in esso ai catecumeni veniva consegnato il “Credo”, simbolo della fede cristiana.